Ema Stokholma: “Non sono mai giù di corda, non ho più rivisto il libraio che mi salvò la vita a 9 anni”

Ema Stokholma: “Non sono mai giù di corda, non ho più rivisto il libraio che mi salvò la vita a 9 anni”

I proventi del libro dedicato alla storia delle violenze subite dalla madre, li ha condivisi con il fratello

“Non sono mai giù di corda. Quando mi arrabbio mi passa dopo 10 minuti”, Ema Stokholma è una donna dai mille impegni e interessi, che cerca sempre di fare tutto nel migliore dei modi, evitando che qualcosa possa fermarla.

da morwenn moguerou a ema stokholma

Morwenn Moguerou è il suo vero nome, ma dal 2009 ha abbracciato la sua nuova identità di Ema Stokholma: “Mi chiama Morwenn chi mi conosce da prima del 2009, sicuramente Ema è più semplice ma mi considero sempre Morwenn”, ha spiegato in una lunga intervista al Corriere della Sera. Conduttrice radiofonica, deejay, scrittrice, pittrice, attrice per Carlo Verdone in Vita da Carlo e prossimamente anche poetessa, Ema si sente “una donna che lavora e che fa cose bellissime”. Nata nel 1983 a Romans-sur-Isere da una madre francese e un uomo italiano che le lasciò ancor prima della sua nascita, Morwenn è cresciuta tra il Midi e la Bretagna insieme al fratello maggiore. Come ha raccontato più volte, compreso nel memoir Per il mio bene del 2019 che le è valso il premio Bancarella, l’infanzia non è stata semplice. La madre li sottoponeva a frequenti forme di violenze sia fisiche che psicologiche.

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la madre violenta

Il suo primo ricordo brutto, come ha raccontato nel libro, è stato a 4 anni quando la madre la picchiò in auto. Ha avuto problemi alimentari perché rifiutava il cibo della madre: “Forse rifiutavo quello che arrivava da lei, sto cercando di capirlo. Anche adesso mi capita di lasciarmi andare a questa forma di inappetenza” ha spiegato al Corriere della Sera. Se a casa viveva un incubo, a scuola era felice: “Era bellissimo andarci e vivere una vita normale in mezzo a loro. In mensa mangiavamo tutti insieme e ricordo che finivo sempre i loro piatti: ero affamatissima”. Aveva però troppa paura per raccontare a qualcuno cosa succedeva in casa: “Mamma non mi mandava a scuola quando i lividi si vedevano”. Nella vita della piccola Morwenn mancavano dei punti di riferimento stabili: “Mio padre mi diceva ‘ci vediamo lunedì’ e poi ricompariva dopo quattro anni”. A 15 anni ha provato lei a entrare nella sua vita, scappando dalla Francia e provando a vivere a Roma con lui ma dopo pochi mesi si è resa indipendente iniziando a lavorare nel mondo della moda prima e poi in quello della musica come dj.

Ema Stokholma

i ricordi

Tra gli eventi traumatici della sua infanzia c’è sicuramente stata quella volta in cui a 9 anni la madre voleva convincerla a buttarsi nel fiume. A salvarla era stato il libraio Stephane che non ha più rivisto: “Due anni fa sono tornata a Romans-sur-Isere e non c’era, il negozio si, con lo stesso poster”. Ha cercato anche quella parte di marciapiede con le iniziali sue e del fratello davanti la loro casa, ma era stato rifatto: “Un mio amici mi ha regalato un tappeto che lo riproduce, è stato un gesto bellissimo perché mi ricorda uno dei pochi gesti edificanti di mia madre, fu plateale, mi fece piacere, dimostrava che esistevo ai suoi occhi”. Nella sua vita da Ema, ha incontrato diverse persone che può considerare amiche, a partire da Andrea Delogu: “Lei è la boss: decide sempre dove si mangia e a che ora, il lunedì vuole già pianificare quello che si farà il sabato. È stata la prima a chiedermi, per esempio, di mia mamma, e quando le ho raccontato cosa mi faceva, ha voluto sapere dove, quando, tutto”. Considera un amico Luca Barbarossa con cui ha iniziato a lavorare lo scorso autunno a Radio 2 Social Club: “In pochi mesi è diventato una figura importante. Un altro amico è Mirko Nazzaro che mi ha messo sulle tracce di Marina Abramovic”.

Ema Stokholma e Gino Castaldo, nel corso della presentazione dei palinsesti Radio della Rai a Roma, 12 settembre 2023. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

l’incontro con marina abramovic

Grazie ai consigli di questo amico ha visto la mostra di Abramovic a Londra, poi la performance con l’ologramma a Viterbo, finché non è riuscita a intervistarla per RaiPlay e qualche settimana fa l’artista l’ha invitata a Capri insieme ad Alessia Marcuzzi: “Lei è una delle artiste viventi più importanti, ha proprio cambiato il ruolo della donna nel mondo dell’arte”. Una persona importante nella sua vita è il fratello, con cui continua a vedersi spesso e che durante la stesura del memoir, ne riceveva i capitoli: “Senza il suo consenso non lo avrei mai pubblicato. I proventi li divido equamente tra di noi, perché è la mia storia, ma anche la sua”. Vincere il premio Bancarella è stata come “una ricompensa, una compensazione assurda, in eccesso. Forse è semplicemente la legge del karma”. Un’emozione grandissima paragonabile a quando ha venduto il suo primo quadro: “In questo mi ha aiutata Gino Castaldo, che è la persona più saggia che conosca. Anziché piagnucolare perché nessuna galleria mi chiamava per chiedermi di esporli, lui ha suggerito di fare tutto da sola”. Oggi ha una persona che da Londra vende i suoi lavori su Instagram: “L’ultimo l’ho venduto a cinquemila euro” e con i soldi che guadagna organizza cene con quegli amici che le tengono i quadri prima di riuscire a venderli non solo perché a casa non ha più spazio, ma anche perché ne cambia spesso: “Sono a quota 39 traslochi, 40 se consideriamo la ristrutturazione perché ho riempito gli scatoloni per farla. Ma nemmeno questa è la mia casa definitiva, la mia natura è spostarmi, poi ora sono davanti ai Musei Vaticani, potete immaginare cosa  è stato nelle scorse settimane”.

Ema Stokholma l'infanzia difficile con la madre violenta

e oggi?

Nella vita sente di aver ottenuto molte delle cose che sognava, come una famiglia in stile Friends o fare la cameriera. Non ha mai desiderato avere figli: “Non sono cresciuta con il mito della famiglia da Mulino Bianco, questa è forse una delle poche cose di cui ringrazio mia madre” ma ha avuto un compagno con due figlie che spera “sappiano di poter sempre contare su di me”. Ha deciso di iniziare a togliere i tatuaggi: “Tanto doloroso, in fondo penso di aver sofferto già abbastanza. Comunque sì, un po’ alla volta ce la farò”.