Letzter Moment von Laura Dahlmeier – Wird sie gegen ihren Willen heimgeholt?

Quando la notizia della morte di Laura Dahlmeier al Leila Peak, il 28 luglio, ha raggiunto la Germania, il Paese è rimasto sospeso tra dolore e incredulità. Campionessa olimpica, simbolo di disciplina e passione, Laura aveva lasciato un testamento morale chiaro: in caso di incidente fatale, nessun tentativo di recupero, nessun rimpatrio. Restare sulla montagna che aveva scelto come ultima sfida.

La famiglia ha confermato pubblicamente quel desiderio, chiedendo rispetto e silenzio. Sembrava una decisione definitiva. Ma il 4 agosto, una svolta inattesa: il Alpine Club of Pakistan ha dichiarato di voler recuperare il corpo “per riportarlo in Germania, appena le condizioni lo permetteranno”. Una presa di posizione che ha riaperto ferite e scatenato un’ondata di polemiche.

Per i promotori della missione, si tratta di un atto dovuto: riportare Laura nella sua terra, dove amici, fan e familiari possano darle un addio fisico, davanti a una tomba. “È il minimo che la Germania le deve,” scrivono molti sui social. Per altri, invece, la questione non ammette compromessi: un ultimo desiderio non è un suggerimento, è un confine che non si oltrepassa.

Thomas Huber, amico di famiglia ed esperto alpinista, è stato netto: “Andare contro la sua volontà sarebbe moralmente inaccettabile e pericoloso. Quel documento firmato da Laura parla chiaro, e noi stiamo con lei.”

La rete si è spaccata. C’è chi accusa il club pakistano di voler “guadagnare visibilità internazionale” sfruttando la tragedia, e chi vede nella resistenza della famiglia “una chiusura che nega un atto di umanità”. Nel mezzo, una zona grigia fatta di dolore, di ragioni comprensibili e di conflitto tra simbolo e rispetto.

Laura Dahlmeier non è stata solo un’atleta da record, capace di vincere due ori olimpici e cinque titoli mondiali in un’unica stagione. Era anche una donna capace di ritirarsi all’apice per inseguire un’idea diversa di libertà. Il Leila Peak non era un capriccio: era parte della sua ricerca di silenzio, di spazi incontaminati, lontani dal frastuono delle medaglie.